Interrogazione n. 295/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 295/A

(Pervenuta risposta scritta in data 18/02/2021)

LI GIOI, con richiesta di risposta scritta, in merito ai lavori per la realizzazione della “Condotta adduttrice dalle sorgenti del Gologone alla diga di Pedra e Othoni per l’alimentazione idrica della Baronia e Calagonone – Risanamento idropotabile dei comuni serviti dall’impianto di potabilizzazione di Galtellì”.

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Il sottoscritto

premesso che:
– il 28 giugno 1995, anno in cui si è manifestata in Sardegna la crisi idrologica più grave degli ultimi settanta anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, ai sensi dell’articolo 5 della legge n. 225 del 1992, ha decretato lo stato di emergenza in tutto il territorio dell’isola, successivamente prorogato, con ulteriori ed analoghi provvedimenti, sino al 21 dicembre 2003 per il persistere della siccità e delle connesse criticità;
– in pari data, con ordinanza n. 2409/95, il Presidente della Regione è stato nominato commissario governativo delegato alla predisposizione e all’attuazione di un programma di interventi idonei a superare in via definitiva la crisi, attribuendogli i poteri e le risorse finanziarie necessarie;
– con il medesimo provvedimento è stata costituita un’apposita commissione scientifica composta da sette esperti (regionali e ministeriali), con il compito di coadiuvare il Commissario delegato fornendo assistenza tecnico-scientifica nella predisposizione di un “Programma di opere ed interventi per il superamento dell’emergenza idrica in Sardegna”;
– tra le aree di intervento è stata individuata la “Baronia”, che, tra gli altri, comprende i comuni della Valle del Cedrino (Orosei, Galtellì, Irgoli, Loculi e Onifai), afflitta oltre che da una grave crisi idrica anche da una situazione emergenziale determinata dall’elevato livello di degrado delle acque provenienti dalla diga di Pedra ‘e Othoni sul fiume Cedrino;
– le analisi effettuate dall’ASL n. 3 di Nuoro e dal Dipartimento di Botanica dell’Università di Sassari avevano evidenziato che il degrado delle acque, dovuto a un’imponente fioritura di alghe tossiche, caratterizzava anche le acque in entrata e in uscita all’impianto di potabilizzazione di Galtellì;
– il fenomeno della fioritura algale era dovuto alla eutrofizzazione dell’invaso del Cedrino, provocata dallo scarico dei reflui provenienti dall’abitato di Nuoro e dei comuni circostanti, privi in tutto o in parte di un adeguato e preventivo trattamento e dalle concomitanti elevate temperature climatiche;
– le fasi della potabilizzazione non erano in grado di fermare le alghe, o meglio, le tossine da queste generate né in entrata né in uscita, tanto che lo stesso Istituto superiore della sanità, interessato del caso, imponeva il divieto dell’uso potabile ed alimentare dell’acqua, quello di pesca nel fiume, di abbeveraggio degli animali e di irrigazione a pioggia;
– per superare tali criticità su proposta del Consorzio sul rio Govossai di Nuoro, ente acquedottistico responsabile all’epoca dell’approvvigionamento idrico, tra gli altri, dei comuni della bassa Baronia, veniva inserita nel programma commissariale la realizzazione dell’opera denominata “Condotta adduttrice dalle sorgenti del Gologone alla diga di Pedra e Othoni per l’alimentazione idrica della Baronia e Calagonone – Risanamento idropotabile dei comuni serviti dall’impianto di potabilizzazione di Galtellì”;
– il commissario governativo, nella relazione di risposta alla lettera di reclamo inoltrata dalla Commissione europea, descrive la soluzione adottata come necessaria per “individuare con immediatezza, soluzioni di soccorso alle popolazioni interessate, per sopperire nel breve-medio termine alla grave situazione verificatasi a seguito dello stato sempre più eutrofico delle acque dell’invaso di Pedra ‘e Othoni sul Cedrino, stato perdurante e soggetto a periodiche acutizzazioni dei fenomeni algali non ovviabili nel breve-medio in quanto legati all’adeguamento degli impianti di depurazione dei centri che immettevano i reflui non adeguatamente depurati nel fiume Cedrino” e consentire “l’approvvigionamento idrico dei comuni dell’area della Baronia, ad integrazione delle risorse provenienti dall’invaso del Cedrino, con le acque non inquinate della sorgente di Su Gologone, che fino ad allora alimentava solo gli abitati di Oliena e Dorgali”.
– il Consorzio per l’acquedotto sul rio Govossai, responsabile dell’approvvigionamento idrico dei comuni della Baronia, ha proposto, quale misura urgente di immediata operatività, per l’approvvigionamento dei comuni interessati la trivellazione di pozzi nel sub alveo del fiume Cedrino, e quale intervento risolutivo la realizzazione di una condotta adduttrice dalle sorgenti di Su Gologone all’impianto di potabilizzazione di Galtellì;
– con l’ordinanza n. 110 dell’11 novembre 1998 il Consorzio sul rio Govossai è stato autorizzato ad eseguire d’urgenza pozzi trivellati nel subalveo del fiume Cedrino quale prima risposta alla grave emergenza idropotabile dei comuni della Baronia nelle more della realizzazione di un intervento strutturale risolutivo dell’emergenza;
– l’intervento relativo alla realizzazione della condotta adduttrice dalle sorgenti di Su Gologone all’impianto di potabilizzazione di Galtellì, nei limiti del prelievo in atto consentito per i comuni di Oliena e Dorgali, mirava a “destinare parte della risorsa idrica già sino a tale momento prelevata dalla sorgente di Su Gologone per il soddisfacimento delle esigenze idropotabili immediate ed improrogabili dei centri abitati dell’area della Baronia (Orosei, Galtellì, Irgoli, Loculi e Onifai) e consisteva nelle opere di manutenzione straordinaria dell’opera (già esistente ed in servizio) di presa ed invio e nella posa in opera di nuova tubazione in acciaio dalla stazione di rilancio alla diga esistente di Pedra ‘e Othoni;
– l’intervento era escluso dalla procedura di impatto ambientale in quanto rientrante a tutti gli effetti nella fattispecie di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996, articolo 1, comma 8, che escludeva esplicitamente dalla procedura stessa le opere programmate per fronteggiare situazioni di emergenza dichiarate ai sensi della legge n. 225 del 1992;

dato atto che:
– per tutte le istituzioni coinvolte a vario titolo (autorità sanitarie, Consorzio acquedottistico sul rio Govossai, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prefetto di Nuoro, assessorati regionali, comuni interessati, commissario governativo e commissione tecnico-scientifica) l’acqua proveniente dal fiume Cedrino, o meglio dal bacino di Pedra ‘e Othoni, e che tramite il potabilizzatore di Galtellì giungeva alle popolazioni della Baronia era gravemente inidonea per uso potabile umano e animale, ovvero, per scopi alimentari diretti, per le esigenze igienico-sanitarie e per quelle agricole:
– la situazione venutasi a creare nel fiume e nel bacino di captazione determinava una vera e propria emergenza igienico-sanitaria per le gravi e certe conseguenze dannose sulla salute delle persone che avrebbero fatto uso per scopi umani (diretti e indiretti) dell’acqua da lì attinta;
– in ogni caso, solo il mancato sversamento dei reflui sull’invaso, o meglio sul fiume, avrebbe evitato il ripetersi del fenomeno algale, considerato che, anche in presenza di acque perfettamente depurate, la loro ricchezza di nutrienti (composti azotati e fosfati) avrebbe comunque determinato il proliferare delle alghe medesime;

verificato che:
– il progetto dell’opera per un importo complessivo di 5,5 miliardi di lire, previo parere positivo del Comitato tecnico amministrativo regionale (CTAR), era stato approvato dal commissario governativo con ordinanza n. 139 del 29 aprile 1999;
– i lavori sulla condotta, consegnati il 28 luglio 1999 alla ditta aggiudicataria, sono stati ultimati il 21 febbraio 2001, mentre i lavori elettromeccanici, consegnati il 29 novembre 2001, risultano ultimati il 5 dicembre 2001;
– ai sensi dell’articolo 14 del capitolato speciale d’appalto, la visita di collaudo doveva effettuarsi entro 180 giorni dall’ultimazione degli stessi e le operazioni di collaudo dovevano concludersi nei sei mesi successivi (v. all. 1);
– il Commissario governativo per l’emergenza idrica in Sardegna, con nota del 16 luglio 1999, prot. 609/E.I., aveva disposto la nomina della commissione di collaudo dell’intervento;

considerato che:
– le deliberazioni del consiglio di amministrazione del Consorzio sul rio Govossai del 27 febbraio 2003, n. 19 e 20, farebbero supporre che il collaudo delle opere in oggetto sia avvenuto nel febbraio del 2003, sebbene non sia stato possibile rintracciare copia dello stesso;
– ad oggi, a distanza di oltre venti anni da quando è stata accertata la criticità, la condotta non è stata mai pienamente utilizzata per lo scopo a cui sarebbe dovuta servire, ovvero liberare la Baronia dallo stato di emergenza idrico-sanitaria;
– tuttora permangano intatte le ragioni e le condizioni che avevano giustificato la realizzazione dell’intervento in questione con “estrema necessità ed urgenza”;
– non sono cambiate le condizioni e le cause di inquinamento del Cedrino e dell’invaso da cui l’acqua viene attinta;
– i sindaci vengono costantemente e ciclicamente, soprattutto nelle stagioni calde, sollecitati dalle autorità sanitarie ad adottare le ordinanze di sospensione dell’uso potabile dell’acqua, per gli stessi motivi, appunto, che le rendevano necessarie nel ventennio trascorso;
– persiste tuttora il grave stato di emergenza idrico-sanitario che aveva reso necessario ed urgente il prelievo dell’acqua dalle sorgenti di “Su Gologone”, unica e definitiva soluzione possibile alle criticità in parola;
– le analisi hanno consentito di accertare per il sistema carsico di Su Gologone una riserva idrica annua di oltre 25.000.000 mc. e che l’incremento dei prelievi presso la sorgente stessa, che attualmente Abbanoa utilizza per circa 120 lt. al secondo, può arrivare, con l’utilizzo della sola acqua che defluisce naturalmente dalla sorgente, a circa 200 lt. al secondo;
– questa quantità di risorsa idrica sarebbe estremamente importante per quantità e qualità e, quindi, sufficiente a dare soddisfazione a una popolazione di almeno 62.000 utenze tra residenziali e turistiche;

osservato che:
– la grave situazione e il concreto e serio pericolo igienico-sanitario venutosi a creare in questi decenni a cagione della conclamata situazione dell’acqua “potabile” costringeva e costringe, loro malgrado, le popolazioni della bassa Baronia ad ovviare alla criticità acquistando l’acqua per usi alimentari in confezione, con gravi e talvolta insostenibili sacrifici economici;
– rimane, però, l’inevitabile uso della risorsa in agricoltura e nell’allevamento, oltre a quello igienico, che non sembrano estranei al manifestarsi di fenomeni di intolleranze cutanee e/o allergologiche o di patologie ancor più gravi, in questo territorio presenti in misura superiore alla media;
– alle popolazioni della Valle del Cedrino da decenni è negato un diritto assoluto, universale ed inviolabile dell’uomo: quello all’uso dell’acqua buona e potabile per scopi umani ed ai servizi igienico-sanitario, nella giusta quantità ed alle condizioni economiche migliori; diritto che trova tutela nelle leggi e nella Costituzione dello Stato italiano, nelle direttive e nelle risoluzioni dell’Unione europea, nella risoluzione dell’ONU (28 luglio 2010), nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e in molte convenzioni internazionali;
– inutili sono state sin d’ora tutte le denunce e le istanze rivolte dai cittadini, dalle amministrazioni comunali e da varie associazioni alle istituzioni competenti perché si adoperassero alla risoluzione della problematica, che persiste da decenni e tutt’ora, con gravi disagi e pericoli per la salute delle persone, tanto da costituire una vera e propria perenne emergenza;
– occorre dare priorità alle azioni finalizzate a mitigare il grave stato di inquinamento in cui versano i fiumi Cedrino e Tirso ed a completare il sistema depurativo a maggiore criticità,

chiede di interrogare l’Assessore regionale dei lavori pubblici, l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, ciascuno per quanto di competenza, per sapere:
1) se l’opera denominata “Condotta adduttrice dalle sorgenti del Gologone alla diga di Pedra e Othoni per l’alimentazione idrica della Baronia e Calagonone – Risanamento idropotabile dei comuni serviti dall’impianto di potabilizzazione di Galtellì”, realizzata dall’allora gestore della risorsa idrica, Consorzio sul rio Govossai, su delega del commissario governativo e con fondi erogati dalla Commissione europea, sia stata effettivamente ultimata e collaudata;
2) se la stessa venga utilizzata per l’approvvigionamento dalla fonte di Su Gologone di Oliena dei comuni della Valle del Cedrino, e in che misura, ovvero, se utilizzata nella misura stabilita dalla struttura commissariale a giustificazione della sua realizzazione ed in ragione del risultato da raggiungere;
3) se e chi e con quale atto successivo e su quali basi decideva il nuovo e/o diverso limite del prelievo (tenuto conto che già la struttura commissariale lo fissava per la sola bassa Baronia in 139 lt/sec.) e se tanto è sufficiente per ovviare alla problematica per cui l’opera veniva eseguita;
4) se non ritengano urgente mettere in atto le strategie necessarie per il risanamento del fiume Cedrino;
5) quali misure urgenti intendano adottare a tutela dell’ambiente e per porre rimedio al grave stato di emergenza idrico-sanitaria venutosi a creare in questi decenni.

Cagliari, 4 febbraio 2020

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